imageItem (1)Francis Picabia – Caravanserraglio

Traduzione di Tommaso Gurrieri – pp. 200 euro 12.00

Collana Pére Lachaise – in libreria dal 27 agosto

Unico romanzo di Francis Picabia, scritto nel 1924, l’anno in cui apparve il primo Manifesto del Surrealismo. Al rigore dogmatico di André Breton, Picabia contrappone la sua incorreggibile disinvoltura, il suo inafferrabile istinto dissacratorio, scegliendo in ogni circostanza la libertà e la vita, che attraversa sempre a cento all’ora non temendo lo schianto finale. «Sono vivo», questo è il suo unico credo. E la risposta finale di questo romanzo, nel quale Picabia esprime l’essenza delle sue idee. Testo autobiografico «a chiave», pieno di deviazioni, porte misteriose, cassetti e armadi inattesi, Caravanserraglio si presenta apparentemente come una semplice serie di quadri che evocano con causticità l’anima di un’epoca travolta dal tourbillon delle avanguardie, ma rivela a una lettura più attenta un «sottotesto» letterario e narrativo di grandissima letteratura. Vi si incontrano Marcel Duchamp, Pablo Picasso, André Breton, Robert Desnos, Louis Aragon, Max Ernst, Blaise Cendrars, Jean Cocteau e molti altri. Di fronte al Surrealismo trionfante, Francis Picabia lancia l’ultima battaglia in onore del Dadaismo.

 

 

 

imageItem (2)Alice Roland – A occhio nudo

Traduzione di Tania Spagnoli – pp. 240 euro 15.00

Collana Gare Du Nord – in libreria dal 27 agosto

«Ti aspetteresti oscenità, patetismo, eccessivo realismo, ma questa sorprendente giovane e nuova scrittrice ti offre invece oggettività, grande letteratura e pensieri quasi “filosofici ”. E con inaudita leggerezza, sottile ironia, e la profondità di un femminismo finalmente libero dall’ideologia e dalla polvere» Elle

«Abbiamo mostrato il culo. Ci è sembrato un eccellente mestiere, migliore di tutti quelli che ci avevano raccomandato. Abbiamo visto un’infinita quantità di corpi, quelli degli uomini e i nostri, gli uni di fronte agli altri nello spazio felpato di un sexy-show. È stato istruttivo, e non solo dal punto di vista anatomico. Sono sorte questioni morali, sentimentali, politiche, e perfino metafisiche. Questioni serie, insomma, molto più serie di noi». Ma chi sono queste «noi»? Alcune spogliarelliste, testimoni dei fasti e della rovina di una fabbrica di eterosessualità a buon mercato, festa paesana sessuale aperta da mezzogiorno a mezzanotte e rigurgitante di corpi e di pensieri impronunciabili. Ispirato alla vera vita dell’autrice, trentaduenne spogliarellista per un certo periodo della sua vita, A occhio nudo si propone insieme di raccontare un’esperienza reale e di costruire un mondo che può esistere soltanto all’interno di un romanzo. Considerando che tutti parlano dei mestieri del sesso senza averli mai esercitati, Alice Roland ha deciso di opporre ai pregiudizi una risposta basata sulla realtà, descrivendo in forma narrativa le sensazioni e i pensieri che ha effettivamente vissuto. Ma A occhio nudo non è né un documento né una testimonianza, perché qui il sesso diventa «letterariamente» una porta d’ingresso nel mondo e nella mente, l’occasione per farsi alcune importanti domande sul desiderio, le regole, i limiti e i possibili ritorni.

 

imageItem (3)Jennie Dorny – Cupido ha perso la testa

Traduzione di Federico Zaniboni – pp. 200 euro 15.00

Collana Gare Du Nord – in libreria dal 27 agosto

«Un romanzo che inaspettatamente racconta meglio di moltissimi altri l’aria dei nostri tempi, e che lo fa con leggerezza, umorismo e una bella dose di coraggio» Babelio

Non ci pensiamo mai, ma sopra le nostre teste, da sempre, le nuvole sono popolate di Cupidi, quegli esseri votati all’amore che, da millenni, lanciano le loro frecce nel cuore degli esseri umani. Grazie al suo Cupido personale, Lilian, ceramista americana, lascia il New England per trasferirsi a Parigi, in cerca di nuove esperienze e della propria vera identità, Lilian approfitta del viaggio per assumere un aspetto maschile, diventare il giovane androgino James Allen e scoprire così chi, tra uomini e donne, la attira di più. Durante un vernissage rimane affascinata da Madame Sharma e dalle sue due figlie, Carlotta e Mirna. Ma chi si cela dietro quei volti? Mentre, tra le nuvole, i Cupidi si divertono a confondere maschere e identità sessuali, per le strade di Parigi s’intrecciano i tortuosi sentieri dell’amore. Un romanzo divertente e dissacrante ma anche assai esplicito, già pubblicato in inglese per il mercato indiano, in polacco e in albanese, sull’ambiguità dei generi, le loro possibili varianti, la confusione dei sentimenti e, alla fine, sull’universalità del concetto che in amore, davvero, nessuno riesce a capirci niente.

 

imageItem (4)Carlo Dossi – Corruzioni

Le Note azzurre manipolate da Giorgio Dell’Arti

pp. 300 euro 12.90

Collana Les Halles – in libreria dal 27 agosto

Con una nota di Alberto Arbasino

Dai vent’anni e fino alla morte lo scrittore milanese Carlo Dossi (1849-1910) appuntò su certi quadernoni azzurri tutto quello che vedeva, tutto quello che pensava, tutto quello che sapeva. Per esempio, per quanto riguardava l’attività sessuale di Vittorio Emanuele II, scrisse: «Vittorio Emanuele fu uno dei più illustri chiavatori contemporanei. Il suo budget segnava nella rubrica donne circa un milione e mezzo all’anno mentre nella rubrica cibo non più di 600 lire al mese. A volte, di notte, svegliavasi di soprassalto, chiamava l’ajutante di servizio, gridando “una fumna! una fumna!” – e l’ajutante dovea girare i casini della città finché ne avesse una trovata, fresca abbastanza per essere presentata a S.M. […] Possedeva un membro virile così grosso e lungo che squarciava le donne più larghe. Con lui molte puttane riprovarono gli spasimi dello sverginamento. Il suo dottore di Corte avea un gran da fare a riaccomodare uteri spostati. […] Quel Giove terrestre, quando coitava, ruggiva come un leone. Amava che le donne gli si presentassero nude con scarpettine e calzette; e fumando sigari avana si divertiva a contemplarle. Ma ad un tratto lo pigliava l’estro venereo, e le sfondava tutte». Gli stupri del re d’Italia. L’immoralità dei politici. La vacuità dei filosofi. Le bassezze degli insegnanti. La cretineria dei burocrati. Il principe degli Scapigliati racconta l’Italia tra Ottocento e Novecento, degna madre di quella di oggi.

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